Il nuovo paradigma della formazione pull

A fronte di un elevato tasso di innovazione tecnologica, l’immobilismo del sistema formativo ha generato un enorme ritardo culturale. Il gap educativo deve essere sbloccato affinchè si possano attivare processi di innovazione e crescita sostenibile.

Le sfide attuali impongono processi formativi più complessi e differenti dal passato.

Affinché l’innovazione tecnologica possa tradursi in crescita e benessere occorre garantirne l’assorbimento da parte del sistema produttivo. Occorre cioè che esista una capacità del mercato del lavoro di generare le competenze e gli skills richiesti dai nuovi mestieri e professioni.

Le competenze sono soggette ad una sempre più rapida obsolescenza. Il gap sempre crescente tra teoria e pratica sta determinando l’impossibilità per le imprese di reperire risorse umane qualificate. Tale situazione è esacerbata dalla cosiddetta “fuga dei cervelli”. Se da un lato occorre agire sulla attrazione del capitale umano qualificato e necessario allo sviluppo del territorio, dall’altro occorre creare i nuovi sistemi della formazione e della conoscenza.

La tecnologia ha radicalmente alterato la logica della formazione. Se in passato ha funzionato un approccio “top-down” e “push” in cui a valle di un periodo di studio era prevista una fase di applicazione delle competenze apprese, oggi tale approccio non è più attuabile.

Il nuovo paradigma formativo, non è più guidato dall’offerta formativa, ma dalla domanda di formazione espressa sia da parte delle aziende e dei singoli. Lo scopo non riguarda più la protezione del posto di lavoro, bensì l’impiegabilità stessa del lavoratore.

Il nuovo paradigma formativo che meglio si adatta al nuovo contesto tecnologico è di tipo “pull”, in cui la ricerca del sapere viene stimolata dalle specifiche problematiche che emergono nel fare. La pratica del “learning by doing” diventa sempre più importante ma deve essere affiancata dalla capacità del “learning by searching”.

Il nuovo paradigma formativo si caratterizza per la condivisione tra pari (peer-to-peer) e si misura dalla generazione di conoscenze innovative e dalla capacità di stabilire relazioni negli ambienti di collaborazione.

Le imprese, supportate da un ambiente istituzionale e sociale favorevole, devono poter dialogare all’interno delle filiere della conoscenza, integrando processi formativi e di open innovation.

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