Governance del PNRR – Quale ruolo per l’ente locale?

Obiettivi della Transizione: il ruolo dell’Ente Locale

L’Ente Locale, nel processo transizionale previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR, dovrebbe assumere il ruolo di soggetto co-creatore delle condizioni di sviluppo locale.

Il problema transizionale non attiene quindi la semplificazione o l’accelerazione della spesa finalizzata alla mera realizzazione di opere pubbliche, ma si pone l’obiettivo della ricostruzione e rigenerazione del sistema socio-economico, anche attraverso l’ammodernamento della pubblica amministrazione.

Se negli anni ’50, la ricostruzione post-bellica delle infrastrutture risultava esiziale, oggi gli investimenti infrastrutturali, pur necessari, non creano le condizioni sufficienti al riavvio di un nuovo ciclo economico.

Pertanto, pensare di ricondurre l’attuazione del PNRR ad una lista di investimenti infrastrutturali sul territorio, significa non saper cogliere le opportunità della transizione.

Il risultato degli investimenti dovrebbe essere un rinnovato modello economico e di welfare, in linea con l’articolo 1 della Costituzione, che passi dalla creazione di impresa, al lavoro, ovvero dal riequilibrio e dallo sviluppo omogeneo dei territori.

Il raggiungimento di tali ambiziosi obiettivi, peraltro imposti dalla UE, richiede la collaborazione di tutti gli apparati dello Stato affinché supportino gli Enti Locali che sono in prima linea sul territorio.

Occorrerebbe un sostegno effettivo agli Enti Locali, che avranno l’ingrato compito di fronteggiare un’imponente crisi economica e lavorativa e che dovranno porre le basi per il rilancio dei territori. L’Ente Locale è chiamato ad operare in qualità di “Agente di sviluppo” del territorio, ruolo ben diverso da quello di semplice “stazione appaltante di opere e lavori pubblici”, seppur necessari.

All’Ente locale, con la collaborazione di tutte le parti sociali, delle imprese, del terzo settore è richiesto di creare un ponte tra un sistema sociale al collasso e un nuovo sistema economico e di welfare.

Tuttavia, la Governance del PNRR delineata con il “decreto semplificazioni bis”, non appare né adeguata, né allineata con gli obiettivi richiesti.

Tale sfida si risolve con un nuovo livello di organizzazione dello Stato raggiungibile con la collaborazione di tutti. La sfida non è la semplificazione sbandierata dal decreto dei migliori, ma è innovazione, conservazione, bilanciamento, trasmissione, cura, gestione della complessità, valorizzazione, recupero, assistenza, potenziamento, degli assets territoriali.

La sfida della transizione è in primis una sfida culturale per tutti, compresi i cosiddetti “migliori”.

Puntare al Commissariamento, ancor prima di aver messo l’Ente Locale nelle condizioni di agire, evidenzia una arroganza dei “migliori”. Il Commissariamento non è uno strumento di una governance, ma uno strumento di enforcement conseguente al fallimento di una governance!

È tutto da dimostrare che gli eventuali Commissari siano migliori dei Commissariati.

E se il problema fossero proprio “i migliori”? Difficilmente chi è causa del problema può essere la soluzione!

La Governance del PNRR: semplificazioni e poteri sostitutivi

Le Regioni, con flebile voce, hanno lamentato un eccesso di accentramento, per poi essere ricondotte all’ovile dai diktat governativi, sotto il ricatto della perdita delle risorse finanziarie dell’UE.

L’analisi del decreto “semplificazioni bis” evidenzia, oltre ad una sequela di semplificazioni dell’architettura statale, la neo-strutturazione di un para-Stato, con vincoli temporali che eccedono la durata della legislatura, svincolata da qualsiasi forma di legittimazione democratica. Più che una struttura di governance, di un piano di investimenti, peraltro di modesta entità rispetto a quelli necessari, si configura come un’architettura atta a spodestare tutti gli apparati statali, con concentrazione di “pieni poteri” nelle mani del Capo del Governo.

Ancor più gravi i presupposti culturali sottesi dall’azione di accentramento amministrativo, ovvero la presunzione di superiorità “dei Migliori” rispetto a tutti gli apparati dello Stato, compresi Enti Locali e cittadini. L’onnipotenza dei “Migliori”, grazie ad interventi taumaturgici e alla semplificazione amministrativa, porterebbe alla miracolosa soluzione di tutti i problemi economici e sociali dei territori.

I “Migliori” sarebbero financo autorizzati a bilanciare interessi costituzionali contrapposti in materia di tutela ambientale e di tutela dei beni culturali, normalmente demandati alla tutela giurisdizionale.

Il Ministro Cingolani ha richiamato al principio di realtà, affermando che: “Le leggi si possono cambiare, la termodinamica no”. Principio di realtà utile anche a ricordare che lo sviluppo del territorio non si fa per decreto, né sguinzagliando 2800 consulenti junior. Facile l’onnipotenza finché si tratta di giocare al top-manager producendo slide accattivanti, o trasformando sulla carta un sito da bonificare in una valle verde! Altra cosa è agire sul territorio e con il territorio, per creare benessere.

La governance del PNRR è un banale approccio da “big four” della consulenza direzionale, spesso fallimentare nella applicazione ai progetti reali, ed in grado di generare un elevato livello di resistenza al cambiamento e conflittualità sociale.

Le semplificazioni possono andare bene per la realizzazione di investimenti infrastrutturali, nel rispetto dei beni costituzionalmente tutelati, ma non sono applicabili alle azioni di sviluppo economico, di inclusione e di rilancio sociale, che rappresentano la vera sfida in carico ai Sindaci. Una sfida della complessità e della organizzazione e non della rozza semplificazione. La semplificazione dei procedimenti amministrativi è certamente necessaria, e deve essere orientata nella direzione di un cambiamento culturale all’interno dei procedimenti, ma non richiede azioni di commissariamento.

È la strategia della “sleale collaborazione tra livelli istituzionali”, finalizzata a sfruttare le debolezze storiche accumulate dagli Enti Locali, derivanti da disinvestimenti pubblici e privatizzazioni avviate dallo stesso Draghi, dai vincoli del patto di bilancio. Un commissariamento perseguito sfruttando tecniche omertose, asimmetrie informative, apparente assenza di direttive, che inducono ulteriori ritardi al solo scopo di creare l’emergenza e puntare scientemente al Commissariamento dell’Ente Locale.

Il commissariamento alimenterà progettazioni e imprenditorialità esogena a tutela di interessi estranei ai singoli territori, favorendo la sottrazione di risorse, la standardizzazione dei progetti di intervento sociale, il mantenimento di politiche top-down già stabilite per ciascuna area territoriale, per il mantenimento di GAP funzionali alla sperequazione.

Le parole del Ministro Giovannini appaiono illuminanti: “La governance sarà efficace, attivando, se necessario, poteri sostitutivi e commissariamenti”. Va da sé che le croniche difficoltà degli Enti Locali, indotte da decenni di politiche di Austherity, unitamente agli ulteriori ritardi volutamente generati dalla sapiente inazione del governo, rendono il commissariamento non un’opzione residuale o di emergenza, ma la strada maestra individuata dal Governo per la governance del Piano.

Il Governo e le Regioni sono perfettamente a conoscenza che l’obiettivo della transizione “non è quello di aggiustare le strade”, non è un elenco di progetti infrastrutturali. Il Governo sa benissimo che occorre partire da un progetto di pianificazione complessa, e che avrebbe dovuto sollecitare i Sindaci con direttive in merito ad una pianificazione locale strategica, con azioni di supporto da parte delle Regioni, per anticipare la liquidità necessaria che consentisse ai Sindaci di avviare pianificazione strategica e progetti.

Invece a pochi giorni dalla approvazione del PNRR, già si annuncia l’ipotesi di commissariamento e di poteri sostitutivi! Il combinato disposto dell’inazione governativa, dell’omertà istituzionale, della disinformazione scientemente costruita, è di fatto il risultato voluto, il Commissariamento dell’Ente Locale! È la profezia che si avvera.

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